Il commissario Montalbano

AREZZO, AREZZO, AREZZO!

(nei romanzi del sottoscritto: vile pubblicità, lo so)

C’è qualche blogger toscano, qui, con cui ho dialogato per anni. Ora Arezzo, fino a prova contraria, è in Toscana. Cosa c’è di Arezzo in “Liberaci dal male” (pubblicato) e nel secondo volume “La sorpresa del cavallo” (finito ma non ancora pubblicato perché devo ritoccarlo qua e là)?

Tantissimo. Il commissario Alvaro Manneschi è il nostro Alvaro Mugnai, amatissimo, di Arezzo. Armando Guiducci è Gianvincenzo Di Muria, il carissimo amico di San Fabiano, Arezzo, amico mio e di Alvaro (eravamo i Tre Moschettieri). Massimo e soprattutto Giorgio sono più o meno il sottoscritto che ha trascorso ad Arezzo un terzo dell’infanzia e dell’adolescenza.

Sono i personaggi centrali della trilogia “Le tre facce della medaglia”.

Nel secondo volume Armando Guiducci (Gianvincenzo Di Muria) assume ormai anche lui una presenza centrale. Ci sono anche varie scene di Arezzo nonché le poesie della poetessa d’Arezzo Patrizia Fazzi, anch’essa personaggio delle mie storie. Donna dolce, intelligente e ispirata, ha ricevuto nel 2014 l’Onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica per meriti poetici.

Come esempio, trascrivo un brano de “La sorpresa del cavallo” in cui immagino un contrasto (inesistente nella realtà) tra il commissario Manneschi e Massimo Giordano.

Il Duomo d’Arezzo

ALVARO MANNESCHI: UN SEGRETO RIVELATO

Il commissario Alvaro Manneschi era in crisi. Le indagini sui vari fronti erano a un punto morto e gli assassini di Dioniso arrestati, rimasti instupiditi e incapaci di parlare, erano stati un duro colpo. Prima di uscire la moglie Alba gli aveva letto una poesia della Fabrizia Fazzi, la poetessa d’Arezzo (1), poesia che lei amava particolarmente e che nel commissario suscitò come un presentimento:

BULBO VIOLA

Si sfaglia la vita,
giorni come veli di cipolla che
ti spellano il tempo
fino al cuore bianco:

la purezza del nucleo ti appare
quando il rosso lucente,
la sfera che potevi gustare,
è finita ed hai pianto
       a sfogliarla
ti ha punto le mani
       toccarla
senza gustarne ogni velo.

Cipolla di terra,
bulbo verde spuntante
che è bello strappare e tagliare,
farne un soffritto o insalata,

   ma poi ti si sgrana la vita
e vorresti ricomporre gli strati
ritornare bulbo viola lucente

finire in un piatto da re
e invece piangi solo per te …

Una volta in commissariato gli ronzarono nelle orecchie i contrasti che covavano tra lui e Massimo Giordano. La loro collaborazione e amicizia non è che non funzionassero ma il rapporto con l’amico conosciuto da bambino era a volte come un tarlo che in quel preciso momento aveva deciso di tormentarlo. E allora, mentre al commissariato rovistava tra le carte alla ricerca di alcuni appunti, gli balenò in mente l’episodio più doloroso e assurdo della sua gioventù. Si alzò di scatto, uscì dalla sua stanza e urtò nel corridoio la povera Bruna Vivaldi che sistemava dei faldoni pieni di carte. Alcuni documenti finirono per terra e il Manneschi li raccolse e si scusò. Poi prese dalla tasca il suo sigaro Romeo y Julieta, se lo mise tra le labbra e uscì per il vicolo del Guercio […]

Girò a destra per via Cavour e poi a sinistra per via del Cardello, in direzione del Colosseo. L’episodio doloroso era sempre lì e allora si rivide una mattina di tanti anni fa che sfrecciava in Vespa per la via Setteponti, girava per una stradina e arrivava nell’aia del cascinale in cui era nato, nella campagna di Quarata, un piccolo paese a pochi chilometri da Arezzo. […]

Era arrivato da Milano lo zio Giulio a cui Alvaro era molto affezionato. Lo vide in mezzo all’aia su una sedia che si faceva tagliare i capelli da Lorenzo, un cugino di Alvaro. Quando Lorenzo ebbe finito e se ne andò, Alvaro si trovò da solo con lo zio che l’invitò a fare una passeggiata. Costeggiarono la strada provinciale e poi entrarono in un viottolo in mezzo agli ulivi, scherzando e ricordando i vecchi tempi.

Poi di punto in bianco zio Giulio gli disse:

– Ci sono delle cose che non sai, Alvaro. A Milano, nelle lunghe serate vissute da solo, ho sempre pensato se era il caso di dirtele o no.

(E qui ovviamente il segreto rivelato non lo rivelo 😉 )

(1) Patrizia Fazzi, Bulbo Viola, da L’occhio dei poeti, Edizioni del Leone, 2011.

Leave a comment